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EX-EThICA

Vorrei poter scrivere della poetica di Vincenzo Lipari arrangiando un’etimologia che esprima la mia esperienza estetica quando, al buio di una stanza da lui ben arredata, in una silenziosità preziosa, fra gli odori dell’estate, scorro la sua meravigliosa galleria di immagini fino a crearmi un caleidoscopio mentale in movimento, incantevole e divertente.

EX-EThICA… da questa sua proposta estetica, dagli equilibri formali e dalla sua ricerca del bello fluisce una piacevole sensazione di vivere perché, in effetti, farsi sedurre da ciò che incrina le nostre staticità, significa vivere un amore e lasciarsi com-muovere. Quel qualcosa di bello che ci sfugge ma ci rapisce i sensi, spoglia, per un attimo, la nostra vita.
Ho percepito il “bello” nelle labili e gentili relazioni cromatiche, luce, forme, volumi e archetipi iconici. Sono opere digitali in cui l’uso sapiente dei colori è di chi sa dipingere a mano da sempre, di chi sa predisporre un fondo per creare volumi, di chi sa scomporre le forme ed ordinare gli spazi sulla propria tela dell’immaginazione. Questa lunga esperienza di vita da pittore è trasportata con maestrìa in una dimensione luminosa analogica molto seducente e non solo, per la cura con cui Vincenzo ha scelto e “truccato” i suoi modelli,  ma per l’eleganza con cui ha creato i piani intersecanti dei volumi, dei chiari scuro e delle profondità.
Nei flutti della nostra memoria, nell’accavallarsi delle nostre immagini di vita, nelle nostre figure mitiche e fantasie, sistemiamo ciò che ci piace e, senza troppa consapevolezza, creiamo un codice intimo che ci accompagna nella vita con il nome di “senso” estetico.
Senso ex-ethico.
Avere un proprio sistema estetico è un fondamento di vita, un riverbero di se stessi nel mondo, una deriva, che nei momenti più instabili ed incerti, affina l’arte del vivere.
Nella poetica di Vincenzo Lipari il piacere visivo è un valore indiscusso, i suoi emblemi non sono mai violati nel carattere simbolico che la Storia gli ha attribuito. A Vincenzo non interessa la facile rielaborazione delle icone Pop che ha trionfato ed ecceduto nel Novecento. Infatti non è una questione di riproducibilità tecnica ma di pathos elettromagnetico. Perché i pixels e l’addizione dei colori digitali stravolgono ogni tavolozza tradizionale e l’artista può compiere il gesto divino di sparire aldilà. Vincenzo si smaterializza e proietta la sua coscienza visiva oltre il suo corpo fisico e dipinge un’insolita bellezza per i suoi archetipi con gli stessi impulsi elettronici e le stesse lunghezze d’onda con cui la luce imprime la retina della sua sensibilità cromatica.  
Ed è’ un paradosso, ma in questo spazio digitale sconfinato, in cui la trasparenza alfa è un pigmento, il bianco è sintesi assoluta del colore, il fascio luminoso materia, e il nero assenza… Vincenzo scongiura la solitudine, e con un’etica del ricordo sua personale crea una raffinata contingenza sinaptica fra memoria e attualità, e ci mostra, a noi che siamo fuori, in controluce, La Dama con l’ermellino, l’Ercole Farnese, i Bronzi di Riace, Sofia o un Iris … finalmente liberi dall’artificio retorico della linea del tempo e della sua noiosa gerarchia cronologica.
L’impressione è di incontrare, un’altra volta nella vita, la bellezza integra di quel volto, di quel corpo o di quella forma ed esserne commossi. Come quando ritrovi un’amicizia intatta nel tempo. E l’opera d’arte vive la sua diacronìa e infinite libertà.
Questione di attimi, la vita. E di EX-EThICA.


Da Nerina per Vincenzo.
Castiglioncello 31 maggio 2021  







 

Presentazione di Nerina Monti

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